In vista della ripresa effettiva delle attività negli Studi Legali, in seguito alla riapertura dei Tribunali, ma anche del rientro dopo le ferie estive negli Uffici Legali, torniamo ad affrontare un argomento che tiene particolarmente banco in questi mesi, e sicuramente continuerà a farlo. Più precisamente, vogliamo riagganciarci a due temi trattati nei mesi scorsi, che, in tempi di digitalizzazione della professione forense, risultano essere molto attuali, intrecciandosi inevitabilmente a vicenda. Da un lato la progressiva svolta verso l’Information Technology, dall’altra l’ascesa della figura dell’avvocato-manager, due facce della medaglia dei legali del Terzo Millennio, che, a volte pienamente consapevoli, altre volte un po’ meno, si trovano nell’orbita di una serie di cambiamenti epocali nel loro lavoro.
In alcuni Studi Legali, che ormai vantano una capacità organizzativa e gestionale degna di una piccola o media impresa, la ricollocazione in quello che viene definito un ambiente digital, è ritenuta doverosa e funzionale al tempo stesso ai fini dello sviluppo e del successo professionale. Ma non si tratta soltanto di utilizzare strumenti informatici là dove un tempo c’erano fogli, penne e faldoni, bensì godere appieno e sfruttare sapientemente le opportunità offerte da software, app, piattaforme e social al fine della massima efficienza e potenziare le relazioni con i clienti, fare controllo di gestione, proporre alla propria clientela nuovo servizi.
Sempre più avvocati stanno sposando la causa della digitalizzazione, consci che il famoso “stare al passo con i tempi” non significhi solo ammodernarsi, ma anche e soprattutto accrescere le opportunità per il proprio lavoro. Sono tante le motivazioni che lo testimoniano, ci aiuta a focalizzarle il nostro consulente, Avvocato Daniele Attivissimo, il quale, oltre a essere parte in causa, ha approfondita conoscenza degli strumenti di valorizzazione dell’attività produttiva, sia per i professionisti che per le aziende.
“Uno degli aspetti senza dubbio più rilevanti della digitalizzazione” – ci spiega – “è la dematerializzazione dei documenti. Avere la possibilità di controllare le informazioni, accedere a dati e database, avere un immediato riscontro quando bisogna mandare o ricevere una mail, collegarsi in Tribunale e fornire una risposta a stretto giro, è un quid a cui non è possibile rinunciare, se si vuole essere davvero efficienti. Facilità, rapidità e tempestività di condividere documenti, fonti e contratti agevolano l’operatività in qualunque momento e in ogni dove, ma non solo. Si ha anche un maggiore controllo del proprio Studio, in quanto basta un semplicissimo click per accedere al fascicolo informatico, avere informazioni qualitative e quantitative sulle cause, valutare il fatturato per periodo, consultare riviste di settore semplicemente via app, insomma, essere al 100% operativi ovunque.
Chi dovesse avere la capacità di rivolgersi alla tecnologia come se fosse un alleato” – conclude Attivissimo – “potrebbe godere di tutti i vantaggi che essa offre per non avere più solo uno Studio fisico, ma poterlo portare sempre con sé. Basti pensare al cloud”.
Proprio quest’ultimo aspetto sembra prendere maggiormente piede tra gli avvocati. La nuvola, infatti, pare essere diventata decisamente più popolare e diversi approfondimenti di settore hanno confermato che la statistica si muove in questa direzione. È, infatti, circa il 65% la quota di avvocati che ne fa uso (poco più della metà di questo dato) o ne è fortemente interessato, avendo sperimentato in prima persona o scrutato la riduzione dei rischi e dei costi e la maggiore velocità di attività come benefici concreti, senza dimenticare le crescenti misure di tutela della privacy e della sicurezza che il cloud oramai può garantire.
È questa la direzione che continuerà a seguire il processo di digitalizzazione nei prossimi anni.