Entro il 2022 la maggior parte degli avvocati dovrà scegliere se arrivare pronto o meno alla sfida tecnologica in atto. Del resto che il futuro non lo si possa fermare è un dato certo resta l’obiettivo di divenire padroni dei tempi con il giusto utilizzo dei mezzi e degli strumenti a disposizione. Dalla ricerca condotta dalla Wolters Kluwer Legal & Regulatory emerge che “solo un terzo circa dei legali (34%) si ritiene davvero preparato ad affrontare il futuro”. Ma se si vuole essere padroni del mercato non si potrà fare a meno di conoscere e utilizzare gli strumenti tech.
Per la maggior parte degli avvocati il problema pare che sia la scarsa conoscenza, comprensione e abilità nell’uso degli strumenti tech (36%), seguita da difficoltà organizzative anche di tipo strategico (34%). Terzo freno: i dubbi sul ritorno dell’investimento (30%).
Non vi è dubbio che le “tecnologie fondamentali” come portali che raccolgono i dati dei clienti, sistemi di sicurezza dati e crittografia, fatturazione elettronica siano attualmente quelle utilizzate dalla maggior parte degli studi legali e dei professionisti. Le tecnologie “abilitanti”, invece, come il cloud e app per una completa interattività con colleghi e clienti, software gestionali, sistemi di management dei contratti e della casistica, software di raccolta, di analisi dati (data analytics), di ricerca legale, strumenti digitali di collaborazione con i clienti saranno sicuramente adottate o incrementate entro il 2022.
L’attività legale dovrà fare i conti anche con l’intelligenza artificiale, machine learning, analisi predittive e blockchain. Attualmente sono pochi, anche tra i leader, i legali che già le hanno abbracciate (meno del 24% dichiara di comprenderle bene), ma la loro crescita sarà esponenziale nei prossimi tre anni, con un uso raddoppiato intorno al 2022.
Teresa Pitteli evidenza bene che “Se guardiamo all’aspetto del recruiting, la guerra per accaparrarsi i migliori talenti la vince chi è già tech leader, ciò che farà la differenza sarà la scelta di modificare approcci e mentalità adeguandosi al contesto e all’evoluzione dei tempi senza perdere di vista gli obiettivi primari professionali.” (Altalex, 15 aprile 2019. Articolo di Teresa Pittelli)
Del resto come afferma Claudia Morelli “Non c’è studio legale, ormai, che non inserisca la parola innovazione tra le proprie keywords. Se da una parte l’attenzione delle law firm rivolte all’innovazione ci fa ben sperare, dall’altra aspettiamo di vedere i risultati in termini di crescita reale del settore.”
Ormai tutti concordano sul fatto che privacy, intelligenza artificiale, ma anche influencer, e-sports e blockchain sono alcune delle «legal predictions» per il 2019. Anche l’intelligenza artificiale sarà tra i settori trainanti per il 2019. (Sole 24 Ore).
In particolare nei prossimi due anni è previsto come descritto dalla Morelli che “anche nel legal ci sarà losviluppo di sistemi di Intelligenza artificiale, soprattutto in una sua particolare applicazione: quella dei predictiv modeling solutions per prevedere e limitare i rischi di costi anche reputazionali al cliente, per individuare opportunità transactional di mercato, per ottenere insights sul singolo caso e valutare le possibili soluzioni”.
Se non si vuole restare tagliati fuori resta un’unica strada da percorrere quella di formarsi e informarsi e rendersi protagonisti efficienti ed efficaci di questo ineluttabile processo di modernizzazione digitale che acquisterà ulteriore valore quando l’era del 5G sarà realtà.