Liquidità degli avvocati, ecco la proposta di contributi fittizi

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Liquidità degli avvocati, ecco la proposta di contributi fittizi

Che la crisi economica negli ultimi anni abbia minato anche e soprattutto il mondo del lavoro, compreso quello dei professionisti e delle partite IVA, è un dato ormai decisamente assodato. Oggi, al netto di segnali di ripresa più o meno evidenti, i problemi in materia non mancano e sono necessarie misure che possano consentire ai lavoratori autonomi, ma non solo, di trovare le soluzioni più adeguate. Nello specifico degli Studi Legali, sono svariati i casi in cui gli avvocati abbiano difficoltà a ottenere liquidità, soprattutto se si parla di giovani alle prime armi o professionisti non inseriti in qualche Studio con esperienza e attività solide alle spalle. L’Italia è il Paese che fornisce, di anno in anno, una delle più ampie quantità di laureati in Giurisprudenza prima, di avvocati poi, pertanto il mercato è serrato e la concorrenza, soprattutto nelle realtà più piccole, è decisamente forte. Se a questo si aggiunge la scarsa puntualità dei alcuni clienti nell’onorare la parcella, talvolta dovuta alle suddette difficoltà economiche, allora è chiaro che siano davvero tanti gli avvocati che faticano a far quadrare i conti. In più, correndo il rischio di non poter provvedere ai pagamenti delle scadenze contributive, con il relativo rischio di mora che aggraverebbe i conti già in rosso. Insomma, un circolo vizioso, che potrebbe strozzare molte “piccole” partite IVA del mondo legale.

A tal proposito, è emersa di recente una proposta, che si sta diffondendo rapidamente nei blog e nei forum di settore, riscuotendo anche buoni proseliti. Pubblicata su dirittoegiustizia.it a firma dell’Avv. Paolo Rosa, l’idea in questione sarebbe di applicare anche all’avvocatura la normativa INPS riguardante i cosiddetti contributi figurativi. In pratica, la proposta avanzata consentirebbe di accreditare sul conto assicurativo dei lavoratori dei contributi “fittizi”, non più a carico delle parti contraenti il rapporto di lavoro, bensì dell’istituto di previdenza sociale. Tale agevolazione si applicherebbe relativamente a periodi di attività lavorativa interrotta o ridotta (da stabilire secondo precisi parametri), come infortuni, malattie, mobilità, cassa integrazione, congedo di maternità o parentale, contratti di solidarietà.

Quindi, al fine di garantire la copertura e il diritto alla pensione agli avvocati, la proposta prevederebbe che l’ente previdenziale, nello specifico sarebbe la Cassa Forense, accrediti sul conto assicurativo dei lavoratori – avvocati tali contributi. Questo procedimento sarebbe possibile attingendo le risorse economiche necessarie per una parte dal Fondo assistenziale, per un’altra con uno stanziamento ad hoc, limitando il beneficio al massimo di 5 anni durante tutta l’attività lavorativa.

Il web, al momento, sembrerebbe apprezzare, la palla potrebbe passare adesso ai vertici della categoria per un approfondimento e una formale disamina.

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